DENDRONATURA N.1 2022

 

1. Tomasi G, Bertolli A, Festi F, Prosser F, Wilhalm T, Pagitz K (2022). "Flora spontanea lungo la Ferrovia del Brennero da Verona a Innsbruck"

 

Riassunto: La flora ferroviaria ha da sempre riscontrato una certa attenzione da parte dei botanici, anche in tempi storici. Per quel che riguarda la ferrovia del Brennero i primi studi inerenti la flora ferroviaria si ebbero già prima della prima guerra mondiale. La linea ferroviaria del Brennero, essendo il principale asse di attraversamento delle Alpi, è di particolare interesse in quanto funge da corridoio ecologico tra la Pianura Padana e le Alpi, favorendo la mobilità delle piante soprattutto attraverso il trasporto involontario dei semi a carico di merci e viaggiatori. Grazie ad un progetto finanziato nell’ambito dell’anno tematico dei Musei Euregio 2021, la Fondazione Museo Civico di Rovereto (come ente capofila), il Museo delle Scienze di Bolzano e l’Università di Innsbruck, hanno potuto compiere uno studio mirato sulla biodiversità floristica lungo la linea ferroviaria Verona-Trento-Bolzano-Brennero-Innsbruck e ramificazioni secondarie. In particolare sono state prese in considerazione le piante superiori sia autoctone che alloctone, sia spontanee che casuali. Attraverso numerosi dati bibliografici a disposizione e mirati sopralluoghi fatti ad hoc dalle tre istituzioni, è stato possibile creare un database di ben 21.301 dati, di cui 14.855 raccolti solo nel biennio 2020-2021. L’istituzione di un database comune ha permesso di elaborare le mappe di distribuzione lungo l’asse ferroviario del Brennero di 1.177 specie (incluse le casuali e alcune sottospecie) rilevate dall’Ottocento a oggi.

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2. Paletto A, Becagli C, Casagli A, De Meo I (2022). "I processi partecipativi nella sfida verso la bioeconomia circolare: l’esempio della filiera foresta-legno Valdarno e Valdisieve"

 

Riassunto: A livello europeo è rilevante il ruolo del comparto foresta-legno nell’implementare i principi dell’economia circolare contribuendo a razionalizzare l’uso della risorsa forestale, a valorizzare i residui per la produzione di bioenergia e di prodotti innovativi dall’elevato valore aggiunto. Nel suddetto processo ha una rilevanza notevole la dimensione sociale, volta a favorire i processi di coinvolgimento dei diversi attori coinvolti nella filiera foresta-legno al fine di contribuire alla sostenibilità sia nei processi produttivi che nella fase di commercializzazione. In questo quadro si inserisce la presenta ricerca, finalizzata allo sviluppo di un modello partecipativo per l’applicazione dei principi dell’economia circolare alla filiera foresta-legno su scala locale. Il modello è stato strutturato in due fasi di coinvolgimento degli attori economici e sociali per la definizione di una strategia condivisa di valorizzazione della filiera foresta-legno Valdarno-Valdisieve, in Toscana. La prima fase, basata su uno scambio di informazioni tra attori della filiera e decisori, ha consentito di ricostruire i flussi di materiali lungo gli anelli della filiera. La seconda fase ha previsto la consultazione degli stakeholders tramite la realizzazione di un focus group basato sui cardini del Logical Framework Approach (LFA), al fine di identificare le principali problematiche relative alla filiera e di definire una strategia di valorizzazione chiara e condivisa. I dati ricavati nella prima fase hanno permesso un’analisi della circolarità della filiera locale evidenziandone punti di forza e debolezza. Le informazioni emerse dal focus group hanno permesso di evidenziare le criticità più importanti relative al processo di valorizzazione della filiera foresta legno ma anche di definire, in maniera condivisa con i diversi portatori di interesse, una serie di strategie di valorizzazione. L’aumento della imprenditorialità del settore emerge come elemento chiave per la valorizzazione della filiera e richiede a livello locale un processo di marketing aziendale e di formazione degli operatori. A ciò deve unirsi la capacità di creazione di un network tra le imprese per raggiungere benefici ambientali, innovazione tecnologica e crescita economica in maniera sostenibile.

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3. Marini F, Ferrara C, Pontuale G, Menta F, Angeloni L, Pignatti G (2022). "Scuola dell’infanzia nel bosco mediterraneo: un caso di studio e prospettive future"

 

Riassunto: La maggiore richiesta di attività educative e di formazione nel bosco per i bambini e i ragazzi pone nuove sfide al sistema di istruzione, alle famiglie, così come agli stessi forestali. Nel contributo, si discute lo sviluppo delle esperienze di scuola all’aperto nel corso dei decenni in rapporto ai cambiamenti della società, con particolare riferimento alla realtà italiana ed all’influenza avuta per l’affermazione dell’outdoor education attuale. Vengono riportati nel dettaglio i risultati di alcune esperienze recenti di outdoor education nel bosco effettuate presso la sede del CREA Centro di ricerca Foreste e Legno di Roma, e rivolte a bambini e ragazzi, ma anche famiglie e insegnanti. Sulla base delle esperienze riportate, viene discusso il valore pedagogico, sociale e ambientale dell’outdoor education per i giovani di oggi, oltre al ruolo di genitori e insegnanti e, infine, le prospettive future, anche in relazione alla figura del forestale come riferimento per attività mirate a sensibilizzare, conoscere e tutelare il bosco e l’ambiente naturale.

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4. Carriero A (2022). "Individuazione degli schianti VAIA in provincia di Trento"

 

Riassunto: Il monitoraggio del territorio e la stima dei danni in occasione di eventi climatici avversi sono un processo fondamentale per la programmazione degli interventi e per il ripristino degli ecosistemi danneggiati. Il presente lavoro intende individuare, sulla base di immagini multispettrali, le aree colpite dalla tempesta VAIA di fine ottobre 2018. L’elaborazione è stata effettuata per tutto il territorio della provincia di Trento (6.200 km2) utilizzando metodi di classificazione supervisionata. La stima della superficie di schianti (soprassuolo arboreo completamente abbattuto o fortemente danneggiato) è risultata essere pari a circa 11.350 ha.

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5. Benetel D, Taccaliti F, Grigolato S, Lingua E (2022). "Biomassa residua e modellizzazione del combustibile a seguito di cantieri forestali di recupero schianti"

 

Riassunto: La quantità di biomassa residua e lo strato di combustibile sono stati studiati in aree oggetto di recupero schianti nelle Foreste Demaniali trentine, nelle Alpi orientali italiane. I cantieri forestali analizzati si sono suddivisi per sistema di recupero impiegato, harvester e forwarder (HF) o motosega e gru a cavo (GC), e anno d’intervento, dal 2019 al 2021. I combustibili rilevati sono stati poi modellizzati per creare nuovi modelli di combustibile dedicati. La biomassa rilasciata a terra dagli interventi di salvage-logging assume un ruolo fondamentale per il mantenimento della biodiversità degli ecosistemi. Si è osservato che il volume medio di biomassa residua emerge superiore con l’applicazione del sistema GC (106,39 m3/ha) rispetto al sistema HF (89,36 m3/ha). Per entrambi i sistemi i residui fini occupano in media circa il 61% del carico totale. I sistemi d’esbosco considerati in questo studio non determinano altezze dello strato di combustibile significativamente diverse, ma nelle aree HF le piste d’esbosco si presentano come punti di discontinuità. La presenza di residui legnosi a terra può aumentare il rischio d’incendio boschivo. La previsione del comportamento del fronte di fiamma è stata eseguita realizzando i nuovi modelli di combustibile SB5 “Residui da recupero schianti con sistema HF” e SB6 “Residui da recupero schianti con sistema GC”. Al verificarsi di un incendio radente in date zone la lotta antincendio condotta da terra è possibile nella maggior parte delle condizioni. Dai confronti effettuati, i nuovi modelli conducono a un comportamento d’incendio radente riconducibile a condizioni di residui leggeri, come il modello n.11 di Rothermel (1972) e SB1 di Scott e Burgan (2005).

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6. Carriero A (2022). "Stima della biomassa legnosa atterrata dalla tempesta VAIA"

 

Riassunto: Il monitoraggio del territorio e la stima dei danni in occasione di eventi climatici avversi sono un processo fondamentale per la programmazione degli interventi e per il ripristino degli ecosistemi danneggiati. Le aree colpite dalla tempesta VAIA di fine ottobre 2018 ammontano a circa 11.350 ha. Il presente lavoro intende stimare l’entità del danno in termini di metri cubi di massa legnosa abbattuta confrontando vari metodi di elaborazione.

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7. Montibeller S (2022). "La digitalizzazione delle autorizzazioni alla trasformazione di coltura secondo la normativa vigente in Provincia Autonoma di Trento (TN)"

 

Riassunto: Nella provincia Autonoma di Tento la superficie coperta da boschi arriva a toccare una superficie di 390.463 ettari, pari al 63% del territorio provinciale. I tipi di bosco più rappresentati in termini di superficie sono quelli a prevalenza di abete rosso (32%), faggio (14%), larice (13 %) ed abete bianco (11%). La superficie a bosco cresce ogni anno con un tasso intorno allo 0,1 %. Il bosco, nel suo avanzare, spesso negli ultimi decenni è andato ad occupare spazi che un tempo erano dedicati all’agricoltura (terrazzamenti, micro coltivazioni, prati o pascoli). L a sempre maggiore richiesta di terreno per scopi connessi all’edilizia residenziale, all’infrastrutturazione del territorio (strade, aree produttive, aree sportive ecc), ha fatto sì che l’agricoltura negli ulti anni abbia dovuto ricercare nuovi spazi e nuove aree da mettere a coltura, andando in primis a recuperare le zone storicamente vocate e nel tempo abbandonate a causa della concomitanza di più fattori: economici, logistici, orografici. Con i mezzi, le tecnologie ed i materiali a disposizione al giorno d’oggi, anche terreni impervi, di difficile accesso, contraddistinti da problematiche idrogeologiche più o meno rilevanti, possono essere destinati alla gestione agricola anche con iniziali costi di investimento contenuti. In queste zone, molto spesso il bosco è tornato a colonizzare le aree che venivano coltivate con una agricoltura di sussistenza che ora va sostituita con una agricoltura intensiva e di elevato livello di specializzazione. È considerata una trasformazione di coltura ogni operazione finalizzata a eliminare in forma permanente una superficie occupata da bosco allo scopo di destinarla ad altri utilizzi: coltivazione agricola, edifici e loro pertinenze, strade, infrastrutture varie (acquedotti, elettrodotti), aree ricreative, piste da sci, impianti di risalita, discariche, cave. Tale rimozione della copertura forestale e gli interventi connessi, come ad esempio i movimenti di terra necessari per rimuovere le ceppaie o per adattare il terreno alle esigenze future, vanno autorizzati dagli organi indicati dalla normativa provinciale. È importante sapere che la domanda va presentata per qualsiasi superficie effettivamente occupata da bosco, anche quando la destinazione dell’area indicata dal Piano Regolatore Generale risulta diversa dallo stato reale (ad esempio quando un terreno è classificato agricolo ma nel tempo vi sono cresciute delle piante). In questo complesso sistema autorizzatorio che regola la continua tensione tra le aree agricole in continua espansione e la vasta superficie boscata presente in P.A.T. in un’ottica di controllo e difesa dei versanti dal punto di vista idrogeologico ed ambientale, si colloca il lavoro di digitalizzazione delle pratiche di trasformazione di coltura allo scopo di implementare le conoscenze dei comportamenti dei micro bacini idrografici anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto.

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8. Murgia F (2022). "Stima del ritardo di fase introdotto dall’atmosfera negli interferogrammi sar al fine di migliorare le previsioni meteorologiche"

 

Riassunto: Il radar ad apertura sintetica (dall’inglese Synthetic Aperture Radar, da cui deriva l’acronimo SAR) è un sistema di telerilevamento a microonde attivo e coerente che consente di generare immagini ad alta risoluzione da grandi distanze, generalmente dallo spazio. Il SAR permette non solo di effettuare un monitoraggio accurato delle deformazioni della superficie terrestre, ma anche di acquisire informazioni sull’atmosfera. Tutto ciò è possibile grazie all’interferometria SAR, una tecnica che permette di misurare uno spostamento attraverso la determinazione della differenza di fase del segnale elettromagnetico tra due o più immagini SAR acquisite sulla stessa area in momenti diversi o nello stesso istante, ma da posizioni leggermente differenti. Lo studio dell’atmosfera ed una migliore comprensione dei meccanismi che la regolano è di fondamentale importanza in ambito meteorologico. In questo lavoro verranno riassunte le elaborazioni necessarie per ottenere informazioni sul ritardo di fase atmosferico da una serie di immagini SAR. Le immagini ottenute saranno poi confrontate con dati relativi al ritardo di fase provenienti da modelli numerici. Infine, verrà valutato l’effetto dell’assimilazione di tali immagini all’interno di modelli previsionali a media scala.

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9. Montibeller S (2022). "La conservazione del legno nei piazzali strategici irrigati, realizzati in Provincia Autonoma di Trento per fronteggiare l’emergenza dovuta agli schianti da vento causati dalla tempesta Vaia"

 

Riassunto: Nella provincia Autonoma di Tento la tempesta Vaia del ottobre 2018 ha creato scenari nuovi e mai affrontati prima nell’ambito della filiera foresta legno. I quattro milioni di metri cubi schiantati in una notte, a fronte di un taglio ordinario che si assestava circa sul mezzo milione nel periodo pre Vaia, hanno creato nuove esigenze ed aperto a nuove filiere di approvvigionamento del tondame, basate sulla meccanizzazione avanzata, l’elevata tecnologia e la grande produzione giornaliera di tronchi pronti per essere portati in segheria. Questi scenari sono stati da subito percepiti dal Piano di Protezione civile per il recupero del legname schiantato, approvato in PAT il 18 gennaio 2019 e, grazie a questi indirizzi ed ai relativi finanziamenti, il Servizio Foreste della PAT ha da subito iniziato a lavorare per adeguare strade forestali esistenti, realizzarne di nuove, sistemare situazioni puntuali che limitavano il passaggio di mezzi da lavoro. Tutto questo nell’ottica di favorire il rapido sgombero del legname atterrato, prima che lo stesso subisca fenomeni di degradazione e ciò fosse stato di ulteriore danno per i proprietari del bosco, nella grande maggioranza dei casi enti pubblici. Questo nuovo modo di affrontare la sfida presentata da Vaia ha generato una necessità imprescindibile dalla sistemazione della viabilità forestale. Se da un lato infatti, i grandi flussi di legno potevano uscire dal bosco, dall’altro i piazzali di stoccaggio presenti si rivelavano insufficienti per accatastare tutto il materiale. Anche considerando i piazzali delle segherie private, ben presto la necessità di avere nuovi spazi di stoccaggio si è fatta sentire. Il Piano ha previsto da subito questa criticità e sono stati attivati, parallelamente ai lavori di sistemazione viaria, anche una serie di interventi per realizzare ex novo oppure adeguare dimensionalmente e strutturalmente i piazzali di deposito. Si è lavorato su due livelli : i piazzali locali, di dimensioni inferiore ai 5000 metri quadrati ed ubicati a metà montagna, in prossimità dei cantieri di utilizzazione, ed i piazzali strategici, di dimensione maggiore, solitamente sopra l’ettaro ed ubicati preferenzialmente in fondo valle, in zone accessibili tutto l’anno e vicini alla rete viaria principale. Sono stai stimati come necessari 38 ettari di nuovi piazzali, divisi in 20 ettari di piazzali locali e 18 strategici. I piazzali strategici sono stati in alcuni casi dotati di un particolare sistema di bagnatura, basato sulla realizzazione di un pozzo, un sistema di prelievo tramite pompe e di aspersione tramite irrigatori a pioggia. Questa tecnologia, non presente in Italia, se non in alcune segherie che utilizzavano legname esotico di pregio, è stata mutuata dal centro Europa che già a fin degli anni 90, a seguito delle tempeste Lotar e Vivian, la avevano testata e implementata. Con tale sistema il legname tondo di conifere può essere conservato per 3 – 4 anni senza subire gravi danni tecnologici. Il tutto si basa sul mantenere una umidità del legno come se fosse appena tagliato, superando cioè l’80 %. Viene per questo utilizzato un sistema costante di bagnatura con livelli di circa 1 litro al secondo per ogni 1000 metri cubi di legname accatastato. Nei piazzali della PAT, su un ettaro vengono stimati all’incirca 15.000 metri cubi di tondame, considerando cataste di altezza pari ai 6 metri, ad ettaro quindi sono necessari circa 15 litri al secondo. Questo valore vien poi modulato al ribasso in base alle situazioni locali di umidità relativa, precipitazioni naturali medie ed irraggiamento solare. Il costo di realizzazione di un ettaro d piazzale così allestito è pari a circa 90 – 100 mila €. I piazzali sono stati realizzati su suolo di proprietà pubblica mente la gestione è stata affidata alle grandi segherie che hanno acquistato dagli enti pubblici ingenti quantità di legname schiantato.

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