DENDRONATURA N.1 2020

 

1. Curzel T, Carbonari A (2020). THE HEALING GARDEN - Il Verde Terapeutico: L’esperienza del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento.

 

Riassunto: Da alcuni anni il Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento si impegna a svolgere lavori di realizzazione e manutenzione di opere a verde in ambito urbano. Questa attenzione è maturata attraverso la crescente consapevolezza che la qualità della vita nei centri urbani è di gran lunga migliore in presenza di zone dedicate al verde. Le esperienze maturate in questo campo sono numerose e fra loro diversificate; fra tutte emerge la tematica legata ai giardini terapeutici, comunemente chiamati Healing garden. A riguardo, nel corso del 2017 è stato avviato un importante cantiere presso l'Azienda Pubblica di Servizi alla Persona "Beato de Tschiderer" di Trento. L’idea progettuale ha innanzitutto tenuto in considerazione la destinazione, la funzione e lo stile delle aree rispetto alle esigenze e allo scopo a cui esse sono chiamate a rispondere. Accanto a tali bisogni, ciò che fin da subito si è reso necessario è stata l’elaborazione di soluzioni che potessero in qualche modo creare connessioni fra le tre distinte aree così denominate: il giardino di Alzheimer, il parco e la piazza. Ad oggi, dopo quasi due anni dalla conclusione dei lavori, quello che rimane impresso sono sicuramente i volti e le sensazioni di chi abita questi luoghi, siano essi pazienti, ospiti o lavoratori. Ogni opera realizzata nel campo del verde consente di maturare esperienza e accrescere la propria conoscenza ma se essa è vissuta con spirito di responsabilità verso l’ambiente che ci circonda e verso le persone che lo vivono, quel lavoro diventa una vera e propria mission.

 

Parole chiave: verde terapeutico, verde urbano, qualità della vita.

 

Abstract: The public sector called “Foreste e Fauna” of Trento province works at conservation of green spaces with his own resources. This choice borns thanks to the awareness that the people live better if ther are many green spaces in our cities. That people that work at this sector create many different designs and work in outdoor construction sites depending on every need. In the year 2017 this team worked for the creation of new green areas and the healing garden at the nursing home “APSP Beato de Tschiderer” in Trento. The preliminary design was shared with the owners and the Barcelona architecture firm that maked the design of the building. In particular, the design was created on the specific functions of a healing garden looking for to find the connect between the three areas: the Alzheimer's garden, the park and the square. Now, after two years from the end of the works, the faces and the sensations of the people that live in this places remain impressed in our mind. In this sector, each work can increases own knowledge and own experience: but if you know your responsibility to the environment and to the people this job becomes a really a mission of life.

 

Key words: healing garden, green urban, life quality.

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2. Patacchini M, Lazzerini G, Di Salvatore U, Cantiani P (2020). Influenza dei diradamenti sulla stabilità dei popolamenti artificiali di pino nero. Primi risultati sperimentali nel breve periodo.

 

Riassunto: La valenza economica diretta delle pinete artificiali di pino nero è scarsa per il valore limitato delle produzioni possibili, tanto che la gestione attiva di queste formazioni è generalmente episodica e limitata soprattutto alle stazioni con maggior accessibilità, dove i costi per la selvicoltura si contengono. D’altro canto è importante che le pinete siano gestite in modo tale da assolvere ancora la funzione protettiva per la quale erano state concepite. La selvicoltura delle pinete deve quindi prioritariamente tendere verso un incremento della loro stabilità meccanica, soprattutto in considerazione del progressivo spostamento di questi popolamenti verso stadi sempre più maturi e maggiormente vulnerabili. Le prove sperimentali hanno avuto l’obiettivo di valutare la dinamica del grado di stabilità complessivo, e nello specifico della componente dominante, dei popolamenti nei primi anni dopo gli interventi applicati (diradamento dal basso e selettivo) su fustaie di diversa età (60 e 45 anni) in due comprensori della Toscana (Pratomagno aretino e Amiata Val d’Orcia). Il principale parametro di stabilità, il rapporto altezza/diametro, dimostra un incremento positivo della stabilità meccanica già nell’immediato triennio post intervento. Il fenomeno è maggiormente evidente nei popolamenti più giovani. Vengono descritte inoltre le principali modalità di individuazione delle piante candidate attraverso l’elaborazione e l’analisi di alcuni parametri di stabilità meccanica desumibili da semplici misurazioni dendrometriche.

 

Parole chiave: pino nero, stabilità meccanica, diradamento selettivo.

 

Abstract: The direct economic value of artificial black pine plantations is scarce due to the limited value of possible productions, so much so that the active management of these formations is generally episodic and limited especially to sites with greater accessibility and where there are contained costs for silviculture. On the other hand, it’s important that the pine forests are managed still to perform the protective function for which they were designed. Silviculture of pine forests must therefore give priority to increasing their mechanical stability, especially in view of the progressive shift of these population towards more mature stages. The aim of the experimental tests is to evaluate the dynamics of stability of the dominant component of the population in the years after the silvicultural treatments applied (thinning from below and selective thinning) on high forests of different ages (60 and 45 years) in two areas of Tuscany (Pratomagno aretino and Amiata Val d'Orcia). The main stability parameter, the hypsodiametric ratio, shows a positive increase in mechanical stability already in the three years after treatments. This is more evident in younger stands. There are also described the main methods of identifying the candidate plants through the processing and analysis of some mechanical stability parameters that can be obtained from simple dendrometric measurements.

 

Key words: black pine, mechanical stability, selective thinning.

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3. Costa M, Betetto C, Zeni F, Lingua E (2020). Utilizzo di uno strumento di simulazione caduta massi per la quantificazione del ruolo protettivo di due foreste alpine.

 

Riassunto: Tra i diversi servizi ecosistemici che le foreste dell’arco alpino forniscono, risulta essere particolarmente importante la funzione di protezione nei confronti dei pericoli naturali, quali valanghe e caduta massi. Per conservare e massimizzare questa specifica funzione,la gestione forestale deve essere mirata e raggiungere particolari obiettivi strutturali, per cui è fondamentale l’individuazione e l’analisi delle foreste di protezione. Il presente studio, condotto in due aree delle dolomiti bellunesi, analizza la funzione protettiva svolta da popolamenti forestali in cui è presente e attivo il fenomeno della caduta massi. Sono state applicate due diverse metodologie di analisi. Il primo approccio è basato sul calcolo della Cumulative Basal Area (CbA), indice dell’area basimetrica cumulata. Questo indice integra le informazioni di lunghezza del pendio boscato, diametro medio del popolamento forestale e densità dello stesso. Il secondo approccio è basato su simulazioni effettuate tramite l’utilizzo del software Rockyfor3D, dai cui output sono stati calcolati tre indici che quantificano l’effetto protettivo dei popolamenti forestali (BARI, MIRI ed ORPI). Le due aree di studio sono risultate altamente protettive con entrambe le metodologie. Tuttavia i due approcci confrontati hanno
fornito informazioni differenti, evidenziando le potenzialità del secondo metodo. Potendo implementare nelle simulazioni dati spazializzati sulle condizioni di rugosità superficiale e della topografia, così come la presenza di necromassa a terra, l’applicabilità di Rockyfor3D risulta interessante per valutare gli impatti di diversi disturbi naturali sul ruolo protettivo.

 

Parole chiave: servizi ecosistemici, funzione protettiva, area basimetrica cumulata. 

 

Abstract: Alpine forests provide different ecosystem services, one of them is the protective role against natural hazards, mainly avalanches and rockfall. This role is becoming increasingly important and consequently the forest management has to be aimed to its maintenance and improving. This research has been developed in two different areas of Belluno’s dolomites and it is targeted to the quantification of the protective role played by two forests where rockfall activity was detected. Two different methodologies were applied. The first approach considers the computation of the Cumulative Basal Area (CbA) index. This index combines information from the forested slope length, the mean DBH of the forest stand and its density. The latter approach is based on the use of the software Rockyfor3D. Moreover this approach is integrated with the computation of three indexes which are aimed to the quantification of the protective role played by the forest stand (BARI, MIRI and ORPI). The two study areas appear to be highly protective according to both the approaches. However, the two approaches provided different outputs, underlining the potential of the second method. The possibility of changing the parameters of soil roughness or topography makes Rockyfor3D a suitable software for the evaluation of the impact of different natural disturbances on the protective role of alpine forests.

 

Key words: ecosystem services, protective role, Cumulative Basal Area.

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4. Cogo F (2020). Esperienze di ottimizzazione della gestione dei pascoli altomontani con impiego di GIS e drone.

 

Riassunto: L’analisi dei pascoli altomontani degradati condotta con impiego di droni (SAPR) permette di ottenere immagini georeferite estremamente utili per la pianificazione di interventi. Le immagini raccolte e successivamente elaborate possono essere sovrapposte in ambiente GIS a numerose altre informazioni presenti sul territorio e raccolte anche da altri strumenti come per esempio il GPS. In questo lavoro vengono esposte le procedure che hanno portato al conseguimento del risultato cercando di delineare una procedura tecnica facilmente replicabile e conveniente anche dal punto di vista economico allo scopo di dimostrare come l’innovazione tecnologica possa influire in modo positivo anche in ambiti tradizionali come quelli della gestione dei pascoli alpini.

 

Parole chiave: droni, fotogrammetria, pascoli alpini.

 

Abstract: The analysis of degraded high mountain pastures conducted with the use of drones (SAPR) allows to obtain georeferenced images extremely useful for planning management. The images collected and subsequently processed can be overlap in a GIS environment on numerous other information present in the area and also collected by other tools such as GPS. This work shows the techniques that led to the result describing an easily, replicable and convenient procedure also from an economic point of view in order to demonstrate how technological innovation can positively affect even in traditional areas such as management of alpine pastures.

 

Key words: SAPR, Aerial Photogrammetry, alpine pastures.

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5. Casagli A, Pastorelli R, Lagomarsino A (2020). Cambiamenti nella composizione fungina e nell'attività enzimatica durante la decomposizione della necromassa in mesocosmi.

 

Riassunto: Il presente studio si pone come obiettivo l’approfondimento delle conoscenze sulla composizione delle comunità fungine e sulle attività enzimatiche implicate nei processi degradativi della necromassa, inserendosi nell’ambito della mitigazione dei cambiamenti climatici, al fine di attuare una gestione forestale sostenibile e consapevole. Sono state analizzate le comunità fungine e le attività di alcuni enzimi idrolitici in campioni di suolo, lettiera (frammentata, umificata e fresca) e necromassa a vari stadi di decomposizione, provenienti da mesocosmi allestiti in soprassuoli di pino nero (Pinus nigra Arnold ssp. nigra) sulle pendici di Monte Morello (FI). Lo scopo è stato quello di valutare i cambiamenti della composizione delle comunità fungine e i livelli dell’attività enzimatica nei campioni, al variare della classe di decomposizione della necromassa, mediante un approccio multidisciplinare. Sono stati determinati il pH, i contenuti di carbonio organico totale (TOC) e di azoto totale (TN). La tecnica DGGE (Denaturing Gradient Gel Electrophoresis) è stata utilizzata per la caratterizzazione delle comunità fungine e quella della fluorescenza per misurare i livelli di attività enzimatica. I risultati ottenuti hanno evidenziato che l’attività enzimatica è prevalentemente concentrata nella frazione di lettiera frammentata, nella quale sembrano attivarsi prima gli enzimi degradativi di molecole complesse come cellulosa, emicellulosa e chitina. Sono inoltre emerse delle tendenze come il decremento degli indici di diversità fungina all’aumentare delle classi di decomposizione, correlato a quello dell’azoto e dell’enzima chitinasi. Si è infatti osservato che la presenza di N influenza direttamente la presenza e l’attività chitinasica delle diverse specie fungine.

 

Abstract: This study, which deepens the knowledge on the composition of the fungal communities and the enzymatic activities involved in the degradation processes of the deadwood, is part of the mitigation of climate change issue, through the implementation of sustainable and aware forest management. In the present study, fungal communities and several enzymatic activities were analyzed in soil, litter (fragmented, humified and fresh) and deadwood samples at various stages of decay, coming from mesocosms set up in black pine stands (Pinus nigra Arnold ssp. nigra) on the slopes of Monte Morello (FI). The aim was to evaluate how fungal communities change and the levels of enzymatic activity in soil, litter and deadwood samples, as the decay class varies, by means of a multidisciplinary approach. The pH, total carbon (TOC) and total nitrogen (TN) contents for each sample were determined. Furthermore, through the DGGE (Denaturing Gradient Gel Electrophoresis) technique, the characterization of the fungal communities was possible, and the levels of enzymatic activity were measured through a fluorescence method. The results obtained showed that the decomposition stage of the deadwood does not significantly affect the chemical and biological parameters analyzed, despite the evidence of trends such as the decrease in the diversity indices with the increase in the decay classes, correlated to that of nitrogen and enzyme chitinase.

 

Key words: Enzymes, Fungi, Deadwood decomposition. Organismi degradatori, Necromassa, Mesocosmi.

 

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6. Pontalti L (2020). La trota marmorata dai fiumi ai ruscelli: possibilità, per una specie in pericolo, di allargare il proprio habitat. Seconda parte: acclimatamento di una popolazione.

 

Riassunto: Dopo che la trota fario preesistente è stata tolta, abbiamo rilevato l’acclimatamento in un ruscello di una popolazione di trota marmorata (Salmo marmoratus Cuv.) comprendente anche esemplari adulti con gonadi in riproduzione, ottenuta in seguito a immissioni annue di piccole quantità di uova e avannotti. Le caratteristiche di questa nuova popolazione risultano diverse, nell’aspetto e nel comportamento, rispetto a quelle della trota marmorata dell’Adige da cui essa deriva; appaiono invece simili a quelle della popolazione di trota fario preesistente nel ruscello.

 

Parole chiave: Trota marmorata, colonizzazione dei ruscelli.

 

Abstract: After the pre-existent brown trout (Salmo trutta L.) population was removed, a self-sustaining population of marble trout (Salmo marmoratus Cuv.), originating in the Adige River, has taken her place in a small Trentino stream, through eyed eggs and alevins restocking. Look and behaviour in this new population are different compared to the original marble trout strain, and similar otherwise to the pre-existent brown trout.

 

Key words: Marble trout, small streams, introduction.

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7. Marchesi L, Angeli F, Pedrini P, Pedrotti L, Rizzolli L, Tenan S, Zorer P (2020). La conservazione degli alberi con cavità nido realizzate dai picidi in Provincia di Trento.

 

Riassunto: Le cavità degli alberi sono utilizzate da molte specie di vertebrati per la riproduzione e per altre funzioni. La maggior parte di queste cavità è realizzata dai Picidi, che per questo sono specie chiave per la conservazione della biodiversità negli ecosistemi forestali. In provincia di Trento sono stati marcati con una “P” di colore rosso circa 1700 alberi con cavità-nido realizzate da Picidi e, in tre aree campione, sono state indagati i fattori naturali o antropici che influenzano la sopravvivenza degli alberi con cavità. Sono stati analizzati due scenari rappresentati da boschi di produzione con abete bianco e faggete di proprietà private. La marcatura degli alberi ha ridotto notevolmente la probabilità di tagli nell’ambito della gestione forestale, contribuendo ad aumentare la sensibilità del personale forestale sull’importanza della conservazione di tali alberi e consentendo l’identificazione delle particelle forestali ad alto valore ecologico (PEVE, con almeno 5 alberi con cavità di cui almeno una scavata dal Picchio nero).

 

Parole chiave: Conservazione della biodiversità, cavità arboree, picchi.

 

Abstract: Cavity-nesting vertebrate communities in forests require tree cavities for nesting and roosting. Most of these cavities are created by woodpeckers, representing a top priority for the conservation of forest biodiversity linked to tree cavities. We marked with a red “P” on the tree trunk more than 1700 trees with woodpecker cavities, and tracked the fate of a subset of trees, in relation to natural or anthropogenic factors affecting tree persistence. We compared two scenarios represented by silver fir logging and private beech forests, in three areas on the Autonomous province of Trento. Marking (i) reduced the probability of accidental tree cut, (ii) contributed to increase perception of personnel working in forestry management on the importance of preserving woodpecker cavities and (iii) allowed identification of forest parcels of high ecological values (PEVE, with at least 5 trees with woodpecker cavities and at least one of them with a black woodpecker cavity).

 

Key words: Biodiversity conservation, tree cavities, woodpeckers.

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8. Biancolillo I, Tarasco E, Scaravelli D (2020). Monitoraggio dei chirotteri nel Parco delle Gravine (Taranto) e valutazione del loro ruolo di bioindicatori negli ecosistemi.

 

Riassunto: Lo scopo di questo studio è stato quello di approfondire le conoscenze riguardo i chirotteri troglofili nel Parco Regionale Terra delle Gravine (TA). Dal Catasto delle Grotte e Cavità Artificiali della Regione Puglia sono state selezionate 19 cavità, presenti nell’area di studio, con segnalazione di chirotteri. Il campionamento della chirotterofauna è avvenuto attraverso la conta diretta degli individui presenti nelle cavità. In tutta l’area sono state individuate 3 specie (genere Rhinolophus) importanti dal punto di vista conservazionistico, per un totale di 313 individui contati. Dal confronto bibliografico sono emersi cambiamenti nelle specie presenti e sono risultate particolarmente importanti tre cavità, per lo status fenologico dei chirotteri ivi ospitati. In ambiente GIS, sono stati individuati i possibili habitat, utilizzati dalle tre specie per il foraggiamento, nelle Core Area e negli Home Range attorno a ciascuna grotta, risultando costantemente presenti i boschi di latifoglie e gli uliveti, in minima parte cespuglieti e vegetazione ripariale. Dal presente studio è emerso che le conoscenze sui chirotteri rimangono lacunose e sono necessari ulteriori studi. Inoltre, è evidente che tra le maggiori pressioni sulle colonie di chirotteri vi è il disturbo antropico.

 

 

Abstract: This study aimed to enhance the knowledge about cave bats into Parco Regionale Terra delle Gravine (TA). 19 cavities were selected from the cadastre of caves and artificial cavities of Apulia, located in the area of study and with bats advisories. The bat samples method was the direct individual count in cavities. In the whole area, 3 species (genre Rhinolophus) were found, important from a conservation point of view, with a total of 313 individuals counted. From a bibliographic comparison, some changes in species were discovered and three cavities appeared very important because of the phenological status of bat that lived in it. In GIS environment, possible habitat used by the three species for foraging were identified in the Core Area and Home Range around each cave, the results were the constant presence of broadleaved forest and olive trees and only minimally scrubland and riparian vegetation. From this study, it came to light that bat knowledges are incomplete, so more studies are necessary. Moreover, it is clear that through the main pressure over bat colonies there is human disturbance. 

 

Key words: chiroptera, home range, habitat.

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